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Torino, 3 novembre 2011 Comunicato stampa
Lo smog soffoca la nostra Regione: nel 2011 più sforamenti di PM10
Legambiente: “Si passi dalle parole ai fatti!
Mai così male negli ultimi anni: i dati riferiti agli sforamenti delle polveri sottili (PM10) a Torino segnano un'inversione di rotta rispetto al lieve miglioramento degli ultimi anni. Ogni anno la città registra livelli di PM10 da capogiro, sempre ben oltre i limiti fissati dalla legge, quest'anno poi la situazione è ancora più grave: la centralina Grassi registra dal 1 gennaio al 25 ottobre (ultimo dato pubblicato) ben 108 giorni di superamento del limite rispetto agli 87 giorni registrati nello stesso periodo dello scorso anno. Anche la centralina della Consolata registra al 19 ottobre (ultimo dato registrato) 78 sforamenti rispetto ai 69 dello stesso periodo del 2010.
“A fronte di questa vera e propria emergenza non è possibile continuare a fare opposizione contro le domeniche a piedi senza passare però a proposte davvero coraggiose e tempestive. La politica deve passare dalle parole ai fatti – dichiara Fabio Dovana, presidente Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta - Nessuna buona azione è risolutiva se non inserita in un piano complessivo di miglioramento della mobilità urbana che privilegi i pedoni, le bici, i bus e i tram e che disincentivi l'uso del mezzo privato in città. A godere di effetti benefici non sarà solo l'aria che respiriamo ma la qualità della vita nel suo insieme. La città che desideriamo è una città più sicura e più sana, con meno smog, meno traffico, meno rumore e meno incidenti, a chiederlo non sono solo i cittadini ma le direttive europee che sanzioneranno il nostro Paese se non saremo in grado di risolvere l'emergenza smog”.
Legambiente ricorda inoltre che l'emergenza smog è sanitaria ancor prima che ambientale: malattie cardiovascolari, polmonari, ricoveri e decessi aumentano in modo esponenziale in presenza di alte concentrazioni di inquinanti. Già i risultati dello studio condotto dall'OMS insieme all'allora APAT (oggi Ispra), pubblicati nel giugno 2006, avevano colpito nel dichiarare che in 13 città italiane tra cui Torino, negli anni 2002-2004 si sarebbero potuti evitare circa 2300 decessi se si fosse rispettato il limite annuale di 40 mg/m3 previsto per legge di concentrazione media di PM10. Portando la concentrazione di polveri sottili a livelli ancora più bassi, al di sotto dei 20 mg/m3, le morti evitate salirebbero addirittura a 8220. Ancora più attuale lo studio “EpiAir” promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) che ha messo in relazione la presenza di questi inuinanti in atmosfera con gli effetti negativi a breve termine sulla salute. Si è calcolato che all'aumento in atmosfera di 10 mg/m3 di PM10 in atmosfera, corrisponda un aumento rischio di mortalità per cause naturali pari allo 0,69%. Ovvero, ipotizzando una mortalità di 1000 casi, per ogni 10 mg/m3 di PM10 nell'aria si avrebbero 7 morti in più.
A fronte di questi dati ci si aspetta un urgente e serio piano antismog, coordinato a livello regionale, che non punti al non-peggioramento della situazione ma che miri più in alto, cioè alla risoluzione.
Per venire incontro ad una politica non particolarmente fantasiosa, Legambiente propone 3 azioni che si potrebbero mettere in campo subito a Torino:
gli aumenti previsti per i biglietti del bus e per la sosta automobilistica non devono essere percentualmente della stessa entità ma devono privilegiare la mobilità sostenibile: no alla politica dei rincari generici.
Ticket per i bus turistici, così come sperimentato con successo per l'Ostensione della Sindone. Questa sorta di “road pricing” di categoria può diventare una misura strutturale e i fondi raccolti devono essere destinati alla mobilità sostenibile.
Riduzione dei limiti di velocità delle auto in tangenziale durante i periodi critici con alti livelli di PM10 nell'aria, così come accade già in altri Paesi europei.
A fronte di una situazione così allarmante viene difficile pensare di eliminare quel poco che le istituzioni hanno saputo metter in campo fino ad ora: abbandonare le domeniche a piedi vuol dire trascurare il carattere formativo di sensibilizzazione intrinseco di queste iniziative. Di pari passo all'impegno politico, è necessario un piccolo sforzo da parte di tutti per cambiare stili di vita poco virtuosi: la maggior parte degli spostamenti in città sono effettuati su tragitti brevi, comodamente fattibili in bus, in bici o addirittura a piedi, a favore non solo dell'aria che respiriamo, ma anche della vivibilità delle nostre città.
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